Perché nessun hacker aiuta l’FBI contro Apple?
Dall’inizio della diatriba che vede contrapposte Apple e l’FBI non è che ci siano state molte offerte di aiuto (ai federali) dalla comunità hacker, ed è successo per un motivo ben preciso. Come spiega l’LA Times, interpellando diverse personalità della “scena”, il governo USA non è molto ben visto quando si tratta di sistemi informatici.
Noi siamo gli hacker buoni, voi quelli cattivi
Molti, tra gli esperti di hacking, ritengono che un eventuale aiuto all’FBI possa aprire la strada a ulteriori controlli (come sostiene la stessa Apple) e non sia motivato solo dalla strage di San Bernardino. Inoltre, chiedere a una società di violare il suo stesso sistema operativo, come ha fatto il Dipartimento di Giustizia, va contro uno dei principi “etici” degli stessi hacker.
Esatto: i veri hacker hanno ancora dei principi etici, per quanto i mass media sostengano il contrario.
Ma allora siamo di nuovo a un punto morto?
No, perché come saprete dalle ultime notizie, l’FBI si è rivolta a una società israeliana specializzata nel campo: Cellebrite. Da qui il rinvio dell’udienza con Apple, benché (per ora) non sia confermato che, davvero, i tecnici di Cellebrite siano riusciti nell’intento.