È grazie ad una società denominata Azimuth Security che l’FBI riuscì a sbloccare l’iPhone della cosiddetta strage di San Bernardino, la sparatoria avvenuta nel 2015 in un centro sociale per disabili, balzati agli onori della cronaca anche per il braccio di ferro tra Apple e FBI perché quest’ultima voleva sfruttare il caso per ottenere da Apple una backdoor per accedere all’iPhone dell’attentatore.
Dopo un lungo tira e molla, l’FBI riuscì a individuare un modo per accedere al telefono. Il Washington Post riferisce che il sistema per accedere all’iPhone dell’attentatore è stato reso possibile da una falla di sicurezza trovata un anno prima in un pezzo di codice open source scritto da Mozilla. Apple lo ha utilizzato per consentire agli accessori di utilizzare la porta Lightning di iPhone e iPad.
Il dispositivo dell’attentatore era bloccato da un codice e con troppi tentativi di indovinare il codice, l’agenzia governativa correva il il rischio che iOS attivasse la cancellazione automatica del contenuto. Dopo una lunga battaglia con Apple (con quest’ultima che ribadiva di non volere predisporre backdoor nei telefoni perché avrebbe creato un pericoloso precedente), alla fine l’FBI annunciò di aver ricevuto assistenza da una terza e non meglio precisata parte che avrebbe permesso di sbloccare il dispositivo.
Per molto tempo in tanti hanno creduto che l’aiuto fosse arrivato dall’israeliana Cellebrite ma, spiega il Washington Post, è stata la piccola azienda australiana Azimuth Security a proporre i suoi servizi all’FBI. Uno dei co-fondatori di Azimuth Mark Dowd, aveva individuato un difetto senza precedenti in un modulo software open source di Mozilla e lo stata studiando da tempo. Due mesi dopo la sparatoria, con il direttore dell’FBI James Comey che ribadiva la necessità di sbloccare iPhone e con l’agenzia che sembrava bloccata, gli australiani si sono messi in contatto con l’FBI.
Fonte: Macitynet.it