• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria

Apple TV Italia

News e approfondimenti sul mondo Apple,Tech e Social Web

  • Home
  • IPHONE E IPAD
  • APPLE TV
  • Pubblicità
  • Blog
  • Contatti
    • Privacy e Cookie

NOTIZIE

La Cina non approva la vendita di TikTok negli Stati Uniti

Con l’annunciato accordo tra ByteDance e le americane Oracle e Walmart, l’app TikTok ha per il momento scongiurato il pericolo di ban negli Stati Uniti. Tuttavia, il governo cinese ha espresso tutto il suo malcontento per questa operazione.

Il governo cinese ritiene di non aver motivo per approvare un accordo considerato “sporco” e “ingiusto“, grazie al quale due aziende americane come Oracle e Walmart possono rilevare parte di TikTok sulla basse di “un comportamento da bulli e da estorsione del governo americano“.

Queste parole non provengono direttamente da un funzionario governativo cinese, ma da un editoriale pubblicato sul China Daily, giornale controllato dal Partito Comunista Cinese. Nella sostanza poco cambia: la Cina ha fatto sapere che non è assolutamente d’accordo con questa transazione.

Nell’editoriale si legge che il successo di TikTok – app capace di fatturare un miliardo di dollari in un anno – “ha probabilmente messo Washington a disagio e ha spinto gli Stati Uniti a utilizzare la sicurezza nazionale come pretesto per vietare l’app nel paese“.

Queste parole potrebbero però mettere a disagio ByteDance, che più volte negli ultimi mesi ha ribadito di non avere alcun rapporto con il governo cinese, una condizione essenziale affinché le proprie app possano operare liberamente nei paesi occidentali. Tra l’altro, Pechino aveva già modificato una serie di regole per rendere più difficoltosa la vendita di aziende cinesi all’estero, ma ByteDance ha già rassicurato il governo facendo sapere che l’accordo non prevede trasferimenti tecnologici.

Fonte: iPhone Italia

Contrassegnato con: La Cina non approva la vendita di TikTok negli Stati Uniti

2020 attacco ad Apple

Sembra quasi un film di fantascienza di quelli degli anni Ottanta-Novanta: Fuga da New York, Lo squalo, Apocalypto. Un attacco alla diligenza, la voglia di far cadere Apple sul suo App Store, il desiderio di mostrare che l’azienda è brutta e cattiva per i motivi che però non sono quelli “giusti”. La tesi di fondo è che Apple chiede commissioni troppo elevate sulle app che vanno nei suoi store, e che bloccare le app gratuite che cercano invece di farsi pagare al di fuori dello store per accedere alle stesse funzionalità che però non vengono vendute nello store, sono ingiuste.

Il problema è che questa tesi viene portata avanti da soggetti tutt’altro che neutrali e in maniera tutt’altro che lineare. La battaglia è cominciata con Epic Games, l’azienda dietro a Fortnite e vari altri giochi. L’esempio del gioco è perfetto: si tratta di un modello freemium, lo scarichi gratuitamente ma poi paghi per accedere ai vari contenuti aggiuntivi. Che Epic non vuole più siano pagati dagli utenti in modo che una commissione vada ad Apple.

Dietro questa posizione, e quella di svariati altri autori di app inclusi i creatori di Hey, il servizio di posta elettronica a pagamento che si acquista fuori dall’app store ma che si usa con una app che si scarica dall’app store e che consente di provare il servizio prima di pagarlo, c’è in realtà moltissimo da dire e da vedere.

Qui ne facciamo un’analisi politica, se perdonate l’ardire, e non legale o di cronaca. A cominciare dall’idea che sia il valore di Apple e non la sua dimensione la cosa che attrae di più l’attenzione della concorrenza. E la sua politica in fatto di privacy.

Apple è la più grande azienda al mondo per capitalizzazione di mercato, con duemila miliardi. Come dice Bill Gates, quando diventi estremamente grande devi aspettarti un trattamento molto più duro da parte della concorrenza e delle autorità statali per il controllo. Lo dice lui giustamente, sottolineando però le pratiche scorrette e parzialmente illegali della sua azienda che hanno portato a varie indagini anti-trust e marcato la carriera di un imprenditore spietato e guidato da un’etica del profitto al di sopra di tutto il resto, con poi una “coda” come grande benefattore (ma si potrebbe dire che fare beneficienza dopo sia un po’ troppo facile, forse bisognerebbe avere un approccio diverso al business, più etico, umano e sostenibile).

Epic Games dà l’idea di essere pronta non tanto a vincere una battaglia in linea di principio o a cercare di sopravvivere a tempi oscuri, quando a voler dare una spallata a un sistema che riduce le sue possibilità di guadagno e di crescita. Epic vuole mettere il suo store per i giochi al posto di quello di Apple e sostanzialmente disintermediare la relazione con gli utenti, mangiando tutta la torta.

Apple dal canto suo ha creato App Store in un momento – il 2008 – in cui il modello di vendita diretta tramite download gestito dalla piattaforma stessa non aveva alcun precedente di grande scala. La percentuale chiesta, che poi è lo standard del settore, viene dal Giappone, dal mondo dei videogiochi: fu Nintendo a negoziarla con Midway per la vendita dei titoli sulle prime generazioni di console da casa. La logica era: il 10% di commissione sulla vendita del gioco e il 20% per la produzione delle cartucce su licenza (Midway non aveva la capacità necessaria e si doveva appoggiare alla stessa Nintendo, che da allora ha sempre mantenuto il controllo su questo fondamentale aspetto del suo business). Il 30% viene, secondo gli storici del software, da là ed è, come è emerso nei mesi scorsi leggendo la ricerca commissionata da Apple, lo standard sia nel mondo del gaming che nella maggior pate degli altri settori.

Uno standard che non impatta direttamente gli utenti e i fruitori di prodotti e servizi, sia chiaro, perché stiamo pur sempre parlando di commissioni staccate da produttori di software alla azienda distributrice con la sua piattaforma. Un po’ come se stessimo discutendo della percentuale che una major discografica paga a chi produceva e distribuiva i suoi CD sul mercato.

La strategia era stata oltretutto voluta e pensata da Steve Jobs quando Apple non aveva ancora una briciola del mercato degli “smartphone” (saldamente in mano a Nokia e compagnia) e voleva un flusso di cassa tale da consentirgli di far funzionare l’app store senza rimetterci. Perché poi di questo parliamo: il più grande sistema di cloud computer dedicato allo storage e distribuzione delle app su alcuni miliardi di apparecchi. Un sistema che non è paragonabile alla semplice vendita di scatole contenenti il software nei negozi di terze parti.

Vogliamo invece attaccare Apple anziché difenderla? Andiamo a vedere la posizione critica degli sviluppatori giapponesi. Quelli sì arrabbiati per un motivo sensato: avendo sottoscritto un contratto che intendono rispettare (e non rinegoziare con al tecnica che negli Usa va adesso per la maggiore, “alla Donald Trump” per intendersi), protestano per un altro aspetto. Vorrebbero una qualità del servizio migliore: più attenzione da parte di Apple, più prontezza nella review delle app, più documentazione e materiali a disposizione. Insomma, quello che vedono sono i difetti dell’app store che nel tempo vari dirigenti non ultimo Phil Schiller hanno cercato di cambiare, e cioè renderne meno burocratico e più veloce il funzionamento.

Invece, l’attacco ad Apple va avanti e aggiunge una “fetta”: i pareri resi per “desiderio di verità e giustizia” da parte di Microsoft, Facebook e altri in cui sostanzialmente si dice: Apple è brutta e cattiva perché abusa della sua posizione di monopolio spingendo i poveri sviluppatori, che sono quelli che lavorano veramente, a svenarsi, mentre lei non fa nulla.

Ora, a parte che Apple ha il 25% del mercato, non esattamente una posizione di monopolio, e che esiste più di una piattaforma alternativa (grazie a Trump adesso c’è anche Huawei che deve “ballare da sola”) e decoine di produttori di apparecchi alternativi agli iPhone, perché Apple dovrebbe chiedere qualcosa di diverso da quello che chiede e che offre? In un condominio dove ci sono, a seconda del modo in cui lo si guarda, quattro appartamenti di cui uno di Apple e tre di un altro locatario, oppure venti appartamenti di cui uno solo di Apple, perché Apple non dovrebbe decidere qual è l’affitto che vuole che gli affittuari paghino?

Fonte: Macitynet.it

Contrassegnato con: 2020 attacco ad Apple

Apple Watch 6, la misurazione di saturazione è disponibile anche in Italia

Gli italiani possono usare la funzione di misurazione della quantità di ossigeno nel sangue di Apple Watch 6 fin da subito. Cioè già da domani, quando l’orologio sarà finalmente disponibile all’acquisto. Una possibilità che non è scontata visto che si tratta di una funzione che guarda in profondità alla salute dell’utente.

Una misurazione imprecisa può infatti portare ad ansie inutili – magari con conseguenti accessi al pronto soccorso che si dovrebbero evitare, specialmente in questo periodo di pandemia – nel caso di valori sballati quando in realtà si sta bene o, viceversa, se non rileva un’anomalia per tempo può portare anche a gravi conseguenze alla salute della persona, dando perciò l’illusione di avere un dispositivo che si ritiene sicuro e affidabile quando invece, in un caso ipotetico come questo, non lo sarebbe affatto.

Apple Watch 6 tuttavia da questo punto di vista è un dispositivo sicuro, almeno secondo le autorità competenti che hanno concesso la certificazione per poter essere usato anche per tenere sotto controllo la saturazione del sangue. Sebbene in alcuni paesi questa funzione non sarà subito disponibile per via appunto di alcuni requisiti normativi vigenti, in oltre 100 paesi, tra cui è elencato anche il nostro, si potrà usare fin da subito.

Lo si legge nella pagina dedicata proprio alla disponibilità delle funzioni di Apple Watch, dove per ciascuna è per l’appunto allegato un elenco di tutti i paesi abilitati. Questa sezione del sito di Apple può essere utile anche per controllare cosa si può fare con Apple Watch e cosa no, in base al paese in cui viene utilizzato (più correttamente, non viene usata la localizzazione per attivare o disattivare le funzioni: il sistema va invece a guardare il paese associato all’account con cui è stato registrato il dispositivo, ndr).

Sono infatti elencate le varie opzioni di Siri tra cui “Alza per parlare”, la modalità Wakie Talkie, il Trova Amici, News, Scribble, dettatura, Radio, chiamate di emergenza, Apple Pay, le funzioni di navigazione GPS e, appunto, tutte quelle legate al monitoraggio della salute, incluse le notifiche in caso venga rilevato un’irregolarità nella frequenza cardiaca.

Fonte: Macitynet.it

Contrassegnato con: Apple Watch 6, la misurazione di saturazione è disponibile anche in Italia

Recensione Parallels Desktop 16

Diversamente dagli anni scorsi, dove le recensioni delle nuove versioni erano una (quasi) routine annuale, in questa occasione Parallels Desktop 16 assume un ruolo molto importante in una nuova era che si sta per aprire per tutti gli utenti Mac.

L’annuncio avvenuto al WWDC circa il passaggio dei Mac all’architettura ARM con processori Silicon comporta molti cambiamenti, uno tra tutti l’abbandono di BootCamp (per il momento) e l’impossibilità di usare Windows nativamente su Mac: la virtualizzazione resta l’unica strada, con prodotti come Parallels che a questo punto diventano chiave per molti utenti.

Windows su Mac 2.0

Considerato il lavoro che sta facendo Apple per il cambio di architettura, è chiaro che in Parallels stanno lavorando altrettanto duramente per garantire la piena compatibilità: il che significa poter funzionare sull’imminente macOS BigSur e poterlo anche virtualizzate, sia su Intel sia quando sarà su Apple Silicon.

Su questo dettaglio Parallels è stata abbastanza timida: nel senso che al momento la versione di Parallels Desktop 16 è pronta per la versione di macOS attuale nel mentre che sono scritte queste righe (macOS Catalina 10.15.6) me è possibile che vedremo novità esclusive quando usciranno i nuovi Mac con i nuovi processori.

L’abbandono di Boot Camp, il software di Apple che supportava il doppio Boot con macOS e Windows sulla stessa macchina è da una parte una grossa opportunità per Parallels dall’altra comporta una serie di lavori da non sottovalutare.

Forse per questo, l’uso di Windows su Mac sul nuovo Parallels Desktop 16 non appare così diverso dalle versioni precedenti, perlomeno nell’estetica, anche se i lavori sotto il cofano sono ben pesanti e giustificano lo sforzo.

Fonte: Macitynet.it

Contrassegnato con: Recensione Parallels Desktop 16

Apple pronta ad annunciare l’evento di presentazione degli iPhone 12

Secondo Mark Gurman di Bloomberg, domani Apple svelerà la data di presentazione degli iPhone 12 ma non lancerà alcun nuovo prodotto tramite comunicato stampa.

In un post su Twitter, Gurman smentisce le recenti dichiarazioni dell’affidabile leaker Jon Prosser, il quale proprio ieri ha detto che domani verranno lanciati nuovi Apple Watch e iPad tramite un comunicato stampa.

Secondo Gurman, invece, Apple si limiterà a diramare la data del prossimo evento virtuale che vedrà come protagonisti i nuovi iPhone e i nuovi Apple Watch. Questo evento dovrebbe tenersi comunque nel mese di settembre, ma nelle prossime settimane non sono attesi altri annunci.

Quando verranno presentati gli iPhone 12? Al momento è difficile fare previsioni, ma solitamente Apple annuncia l’evento con una decina di giorni di anticipo. Nel 2019, ad esempio, il keynote di presentazione degli iPhone 11 venne annunciato il 29 agosto e organizzato per il 10 settembre. Se le previsioni di Gurman sono giuste, vuol dire che la presentazione degli iPhone 12 avverrà intorno al 22 settembre.

Fonte: iPhone Italia

Contrassegnato con: Apple pronta ad annunciare l’evento di presentazione degli iPhone 12

  • « Vai alla pagina precedente
  • Pagina 1
  • Pagine interim omesse …
  • Pagina 33
  • Pagina 34
  • Pagina 35
  • Pagina 36
  • Pagina 37
  • Pagine interim omesse …
  • Pagina 46
  • Vai alla pagina successiva »

Barra laterale primaria

Categorie

  • APPLE TV
  • Apple Watch
  • Blog
  • GUIDE APPLE TV
  • HOME TECH
  • IPHONE E IPAD
  • MACBOOK E IMAC
  • NOTIZIE
  • POKEMON GO
  • Pubblicità
  • SOCIAL NETWORK
  • Uncategorized

Copyright © 2025 · Metro Pro on Genesis Framework · WordPress · Accedi

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.OkLeggi di più